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Le terme romane

Le terme romane
Nicoletta Pagliai

L’unico autore latino che descrive in maniera abbastanza esaustiva le terme romane  è Vitruvio nel De Architectura (lib.V, cap.X), un trattato scritto negli ultimi decenni del I secolo a.C.

Dall’opera appare evidente, soprattutto nei proemi, che Vitruvio sente l’esigenza di conferire all’architetto il prestigio sociale e culturale che la società romana negava ai rappresentanti delle discipline tecniche, e insiste sul fatto che l’architetto non deve essere un semplice specialista tecnico, ma deve possedere una vasta cultura generale che fa perno soprattutto sulla filosofia. Ciò nonostante, il De Architectura non ebbe seguito, poiché i Romani consideravano l’architettura un sapere tecnico, legato al lavoro manuale, e non una pratica intellettuale, e quella di Vitruvio è l’unica opera di architettura di una certa importanza di tutta la letteratura latina che ci sia giunta.

Anche se è possibile notare un’evoluzione di questi edifici nel passaggio dal periodo repubblicano a quello imperiale, lo schema planimetrico descritto da Vitruvio e gli ambienti principali (apodyterium, sudatio, tepidarium, calidarium e frigidarium), la cui successione era espressione del rituale del bagno presso i Romani, sono sempre presenti in tutte le terme romane.

Gli stabilimenti termali pubblici hanno sempre rivestito un ruolo fondamentale sia in età repubblicana, poiché grazie a essi tutti i cittadini potevano usufruire dei servizi essenziali per l’igiene personale, che in età imperiale, quando il bagno divenne un fenomeno culturale, trasformando la cura del corpo in un’occasione d’incontro e di conversazione con gli altri. L’accesso agli impianti termali era anche regolato da un orario ben preciso, differenziato per sesso e per stagione.

Una caratteristica tipica degli impianti termali era la presenza di spazi destinati ad altre attività per la cura del corpo, come le stanze per i massaggi (unctoria) e le palestre, e altri destinati invece alla cura dello spirito: biblioteche, sale per conferenze, per spettacoli musicali e per letture pubbliche. Il tutto circondato da una grande spianata rinfrescata da alberi e fontane.

La prima stanza cui si accedeva era lo spogliatoio (apodyterium), che aveva lungo le pareti delle nicchie dove riporre i vestiti per poi indossare il mantello di lana. Da questo locale ci si recava nella sudatio, una stanza circolare, coperta da una cupola con un’apertura per l’illuminazione e riscaldata da una stufa (laconicum) per indurre un’intensa sudorazione, resa possibile da uno scudo di bronzo, arroventato da una fonte di calore sottostante, che si trovava sull’apertura centrale: alzandolo e abbassandolo con le catene che lo sostenevano, la temperatura rigorosamente secca, era mantenuta tra i trenta e i trentacinque gradi, dal momento che un calore più elevato avrebbe impedito la sudorazione.

Dalla sudatio si accedeva al tepidarium, che consentiva ai bagnanti di sostare in un luogo sprovvisto di acqua e a temperatura moderata, prima di passare a stanze più calde e viceversa. Nelle terme imperiali, oltre al tepidarium, c’erano altre stanze a temperature intermedie (di solito tre), con vasche di acqua tiepida, nelle quali ci si intratteneva prima e dopo il bagno, conversando e parlando di affari. Il  calidarium, la cui alta temperatura provocava una traspirazione da bagno turco, in genere era di forma rettangolare ed era illuminato dal sole da mezzogiorno fino a tutto il pomeriggio. Qui si trovavano una vasca di acqua calda (alveus) per il bagno e una conca di acqua fredda (labrum) per lavarsi le mani e la faccia. Nell’alveus l’acqua era rinnovata continuamente tramite una bocchetta di scolo posta sul fondo della vasca, da dove era fatta uscire tanta acqua quanta ne veniva immessa, mantenendola allo stesso tempo pulita e alla stessa temperatura.

Dal calidarium, attraversando di nuovo il tepidarium, si passava al frigidarium, l’unica sala delle terme a temperatura ambiente, contenente una vasca di acqua fredda per il bagno. Anch’essa di forma rettangolare e scoperta, di solito era la stanza più ampia delle terme, e in epoca imperiale era suddivisa in tre zone.

Il sistema di riscaldamento del calidarium si basava su tecniche indubbiamente sofisticate per quei tempi, che prevedevano uno sfruttamento intelligente del calore prodotto dalla combustione della legna.

Questo sistema aveva origine nelle fornaci, poste nei praefurnia, locali costruiti in mattoni o pietra refrattaria, attigui alle sale da riscaldare, per evitare dispersioni di calore. Su ogni fornace era posta una grossa caldaia di rame, formata da tre recipienti posti uno sopra l’altro e comunicanti; non appena l’acqua calda fuoriusciva dal basso, veniva subito rimpiazzata da quella tiepida del recipiente intermedio, e lo stesso avveniva tra quest’ultimo e il recipiente superiore. Questo semplice ma efficace sistema, garantiva un flusso di acqua calda continuo.

Mediante valvole e diaframmi (fornacai), posti sul fondo delle caldaie, che aumentavano e diminuivano l’intensità del fuoco, era possibile regolare il calore dell’acqua per mantenere costante la temperatura della vasca.

Il riscaldamento del calidarium era ottenuto mediante l’incanalamento del vapore nell’ambiente sotterraneo (hypocaustum), e a un sistema di intercapedini parietali, realizzate con laterizi cavi (tubuli), che permetteva il riscaldamento della stanza per irraggiamento. Inoltre tutto il sistema era coibentato per evitare la formazione di condensa sulle pareti, e per conservare una temperatura interna tale da rendere più veloce ed economica la messa a regime dell’impianto il giorno successivo.

Note:
(1)
fino all’epoca di Traiano, non c’era nessun particolare divieto che impedisse alle donne di frequentare le terme con gli uomini, e quelle che non gradivano tale promiscuità erano libere di non recarsi alle terme e di andare alle balnae, a loro riservate.
Ma le terme erano sempre più in voga e molte donne preferivano compromettere la propria reputazione piuttosto che rinunciarvi. Fu Adriano (117 – 138) a emettere un decreto in base al quale separò i bagni secondo i sessi, assegnando ore differenti a quelli degli uomini e delle donne.
(2)
Per l’impiego del tempo e la divisione della giornata:

Bibliografia:

Bellini delle Stelle F., Mannari A., Sabelli R., Le terme romane di Fiesole, Comune di Fisole, 1984

Carcopino J., La vita quotidiana a Roma, editori Laterza

Conte G.B., Letteratura latina, Le Monnier

Cupaiuolo F., Letteratura latina, Loffredo editore

Vitruvio, De Architectura, V,cap.X

Zerbini L., La città romana – storia e vita quotidiana, Giunti, 2005

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