I Romani potrebbero aver avuto notevoli benefici medici dalle terme grazie a un’azione antibiotica che si sviluppa negli stessi ambienti così saturi di cariche batteriche. Gli ambienti erano e sono in grado, dove la pratica delle terme romane prosegue, di produrre una sorta di “macrobiota” ambientale , in grado di abbattere i batteri più aggressivi.
Ciò è possibile grazie alla carica batterica, alle temperature elevate e all’insieme delle pratiche utilizzate dagli antichi Romani in campo termale. E da qui gli scienziati pensano di poter disporre, sviluppando il sistema osservato, di un modo per selezionare i batteri buoni che si producono in queste comunità lanciandoli all’attacco dei batteri antibiotico resistenti.
La ricerca si è svolta nelle terme romane di Bath, nel sud-ovest dell’Inghilterra, fondate durante l’occupazione romana della Britannia e poi rivisitate in varie epoche. I prelievi hanno dimostrato che gli impianti termali presi in esame ospitano una varietà di microrganismi che potrebbero essere cruciali nella lotta globale contro la resistenza antimicrobica.
La ricerca, pubblicata sulla rivista The Microbe , è la prima a fornire un esame dettagliato delle comunità “batteriche archeologiche” rinvenute nelle acque della popolare attrazione turistica della città di Bath.
I ricercatori della School of Biomedical Sciences dell’Università di Plymouth hanno rivelato che l’acqua dei Bagni di Bath contiene forme di vita microbica che producono sostanze antibiotiche capaci di sconfiggere batteri comuni ma potenzialmente mortali come E. coli e Staphylococcus Aureus, noti per essere minacce alla salute umana.
I ricercatori hanno prelevato campioni di acqua, sedimenti e biofilm da vari punti all’interno del complesso delle Terme Romane, inclusi la Sorgente del Re (dove l’acqua arriva a circa 45°C) e le Grandi Terme, dove le temperature sono intorno ai 30°C.
Successivamente, i campioni sono stati analizzati utilizzando una tecnologia di sequenziamento avanzata e sono state impiegate tecniche di coltura tradizionali per isolare batteri con proprietà antibiotiche.
Nel sito delle Terme Romane sono stati isolati circa 300 tipi distinti di batteri, tra i quali gli Actinobacteria e i Myxococcota , noti per la produzione di antibiotici. Ulteriori test hanno mostrato che 15 di questi, inclusi esempi di Proteobacteria e Firmicutes, hanno mostrato diversi livelli di inibizione contro i patogeni umani tra cui E.coli, Staphylococcus Aureus e Shigella flexneri.
Zofia Matyjaszkiewicz, responsabile delle collezioni delle terme di Bath e co-autrice del nuovo studio, ha dichiarato in un comunicato: “Le persone hanno visitato le sorgenti di Bath per migliaia di anni, adorando, bagnandosi e bevendo le acque nel corso dei secoli. Anche nel periodo vittoriano, il Centro di Trattamento Termale di Bath utilizzava le acque delle sorgenti naturali per le loro presunte proprietà curative in ogni tipo di docce, bagni e trattamenti. È davvero emozionante vedere ricerche scientifiche all’avanguardia come questa svolgersi qui, in un sito con così tante storie da raccontare.”
Studiare quali microrganismi potenzialmente utili dal punto di vista clinico sono presenti nelle calde acque potrebbe aiutare a sviluppare nuovi antibiotici in un momento cruciale. In tutto il mondo, si stima che la resistenza dei batteri ai farmaci attualmente utilizzati sia responsabile di oltre 1,27 milioni di decessi ogni anno.
Il Dr. Lee Hutt, docente di Scienze Biomediche all’Università di Plymouth, ha dichiarato: “Questa è una ricerca davvero importante ed entusiasmante. La resistenza antimicrobica è riconosciuta come una delle minacce più significative per la salute globale, e la ricerca di nuovi prodotti antimicrobici naturali sta accelerando. Questo studio ha dimostrato per la prima volta alcuni dei microrganismi presenti nelle terme di Bath, rivelandoli come una potenziale fonte di nuove scoperte antimicrobiche. È ironico che le acque delle terme di Bath siano state a lungo considerate per le loro proprietà medicinali e ora, grazie ai progressi della scienza moderna, potremmo essere sul punto di scoprire che i Romani e altri avevano ragione.”
QUI lo studio completo dell’Università inglese