Nel periodo di maggior splendore del teatro romano (III – II secolo a.C.), l’edificio scenico era costituito da un palcoscenico di legno eretto nelle piazze di fronte ai templi, al quale gli spettatori assistevano in piedi. Nel 145 a. C. si cominciò a costruire teatri provvisori con gradinate di legno, sul modello di quelli greci, ma il primo teatro stabile in muratura comparve a Roma solo nel 55 a. C., quando Pompeo riuscì a superare l’opposizione del Senato, giustificandone la costruzione con scopi religiosi: da questo momento il teatro conobbe una grandissima diffusione in tutte le città dell’Impero.
Il teatro romano, come racconta Vitruvio nel De architectura, aveva una pianta leggermente diversa da quello greco: era costruito sempre in pianura e la cavea semicircolare, dove prendevano posto gli spettatori, era collegata con il muro di scena dalle mura perimetrali. Davanti alla scena era situato il proscenio, il vero e proprio palcoscenico per gli attori, sul quale si aprivano le tre porte canoniche, e l’orchestra. La differenza più significativa riguardava proprio quest’ultima, che nel teatro romano era di forma semicircolare ed era occupata dai senatori, in quanto il coro agiva insieme agli attori sul proscenio. Nel teatro greco, invece, l’orchestra era circolare e serviva esclusivamente per il coro, poiché sul proscenio recitavano solo gli attori.
Una tettoia inclinata di legno, oltre a proteggere gli elementi decorativi della scena, consentiva anche di trasmettere meglio verso la cavea la voce degli attori, già amplificata dalla pedana di legno sulla quale recitavano, che funzionava da cassa armonica, dal velario e dai vasi di bronzo e di terracotta, disposti in apposite nicchie semisferiche e collocate a tre diverse altezze intorno alla cavea. Il palcoscenico era dotato anche di macchinari che servivano a cambiare rapidamente lo scenario, tramite pannelli azionati da meccanismi, permettendo anche la discesa dall’alto della divinità (deus ex machina), che interveniva per sciogliere l’intreccio della trama.
La collocazione dei teatri nelle varie città non seguiva dei criteri precisi: in tarda età repubblicana la tendenza era quella di associarli ai santuari o di disporli in luoghi centrali, sottolineando in questo modo il loro ruolo politico; in età imperiale invece i teatri persero la loro funzione politica e si cominciò a collocarli in zone periferiche.