
La civiltà micenea
L’immigrazione indoeuropea in Grecia non ha lasciato tracce archeologiche visibili, probabilmente perché i nuovi venuti furono assimilati dalle popolazioni mediterranee più civilizzate che già vi risiedevano. La cultura per tutto il Medio Elladico (1900-1550) fu decisamente contadina e non c’è nessuna traccia di relazioni con altre popolazioni non greche.
All’inizio del Tardo Elladico, questa cultura venne soppiantata da una nuova, dedita alla caccia e alla guerra: l’elemento indoeuropeo si impose ai livelli di comando e la nuova aristocrazia, potente e bellicosa, risiedeva in rocche fortificate, e i Micenei, a differenza dei Cretesi, innalzarono edifici destinati all’eternità: possenti mura di pietra e grandi palazzi chiusi ad anello intorno alla stanza principale (megaron).
La cultura della prima età micenea era limitata essenzialmente alle regioni orientali della Grecia e i siti archeologici ad occidente, come Kakovatos e Pilos, probabilmente furono raggiunti via mare. Verso la fine del XVI secolo e l’inizio del XV, l’evoluzione della cultura micenea raggiunse l’apice, mentre nel corso del XV secolo ci fu un periodo di regresso e gli influssi minoici si fecero più evidenti.
Gli scavi effettuati da Schliemann a Micene, Tirinto e Orcomeno ci offrono un quadro abbastanza chiaro della cultura micenea; la scoperta, nel 1876, di sei tombe a fossa all’interno della rocca di Micene, permise di riportare alla luce un’enorme quantità di oggetti di valore, monili d’oro e splendide armi. Le tombe erano le sepolture di membri della stirpe principesca di Micene: cinque dei nove uomini, forse una dinastia di sovrani, sepolti con otto donne e due bambini, portavano sul volto una maschera d’oro con diverse fogge di barba. Al contrario che a Creta, la donna micenea non aveva alcuna importanza, anche se i gioielli con cui sono state sepolte alcune donne facciano pensare a una loro partecipazione alla vita di corte.

Il Tesoro di Atreo (interno), fotografia di Carlos M. Prieto (foto 2) (*)

La Porta dei Leoni di Micene, fotografia di David Monniaux (foto 3) (*). La porta dei leoni era l’accesso principale alla città, così detta per le decorazioni sulla colossale architrave, pesante oltre venti tonnellate, con due leoni simmetricamente disposti ai lati di una colonna. Essa fa parte del sistema di fortificazioni delle mura ciclopiche e non venne mai sepolta, anzi indicava il luogo dei resti di Micene quando l’archeologo tedesco Heinrich Schliemann scavò la rocca e la necropoli.
Bouzanis K.
Ecco la domanda!
Esistito o no l’iscrizione sulla a Lions Gate, di Micene, che circolava su internet?
http://www.unexplained-mysteries.com/gallery/images/10379/the-inscription-of-mycenae-lions-gate
https://skydrive.live.com/?mkt=el-GR#!/view.aspx?cid=E39B50D7D9EA3235&resid=E39B50D7D9EA3235!132&app=WordPdf
Nicoletta Pagliai
Il metodo più veloce per verificare l’esistenza di un’iscrizione è quello di cercarla nei vari Corpus dove, da quasi duecento anni, sono raccolte e pubblicate tutte le iscrizioni greche e latine conosciute.
Dopo varie ricerche infruttuose su manuali di epigrafia e archeologia greca e su vari database, mi sono chiesta come fosse possibile che un’iscrizione incisa su un monumento così imponente, che non è mai stato sepolto e che è sotto gli occhi di tutti da oltre 3000 anni, non fosse mai stata vista, descritta, disegnata o fotografata da nessuno prima del 1970. Lei mi chiede se secondo me è esisitita. Sarebbe più giusto domandarci se esiste! Un’epigrafe che si è conservata per oltre tre millenni non può certo sparire nel giro di pochi decenni! Se c’era intorno agli anni ’70 deve esserci ancora!
L’immagine purtroppo è a colori e di pessima qualità, in ogni caso ho avuto modo di osservare alcune fotografie in alta risoluzione della Porta dei Leoni, e sinceramente non ho visto nessuna iscrizione sull’architrave.
Secondo il documento da lei indicato, si tratterebbe addirittura di un’iscrizione trilingue in lineare A, lineare B e geroglifici egizi. Per quanto riguarda la lineare A, non sono attestate iscrizioni in questa scrittura a Micene, e in ogni caso si tratta per lo più di documenti d’archivio, iscrizioni vascolari su pietra, argilla o metallo.
Le iscrizioni in lineare B sono attestate, oltre che a Creta, anche in molti siti della Grecia continentale, compresa Micene, ma anche in questo caso si tratta di documenti d’archivio e iscrizioni vascolari.
Ho anche confrontato i segni evidenziati nell’immagine con i caratteri della lineare A e B ma non ho trovato delle reali corrispondenze. Si riconoscono l’ideogramma egizio sw e alcune lettere dell’alfabeto greco arcaico: il digamma(ϝ), la lettera theta (una x inscritta in un cerchio, (x)) e la iota, tra l’altro qui rappresentata con un segno (ϟ) che non era presente nell’alfabeto greco usato in Argolide, dove la iota si scriveva I.
Concludo dicendo che, secondo la mia modesta opinione, basandomi sui dati a disposizione, si tratta di una falsificazione, operata probabilmente da qualcuno che si è divertito a modificare la fotografia della Porta dei Leoni con un programma di ritocco fotografico.