La civiltà etrusca, come ho già accennato parlando dell’Italia preromana, era molto avanzata rispetto agli altri popoli italici e riuscì a emergere e a imporsi su gran parte del territorio italico, estendendo la sua influenza a nord fino alla piana del Po, e a sud fino in Campania (vedi cartina).
Ciò fu possibile grazie alle caratteristiche originali di questa civiltà, estranee agli altri popoli della penisola. Prima di tutto, quella etrusca era una civiltà urbana: in un’Italia di villaggi, solo l’Etruria conosce la città, fondata ritualmente e dotata di cinta murarie, porte e templi di pietra, e con istituzioni politiche e sociali.

L’Etruria era una federazione di dodici città-stato, ognuna con propri magistrati che, in caso di difficoltà, si sottomettono a un dittatore (macstrna = mastarna). All’inizio gli etruschi erano governati da re (lucumoni), con il fascio, la corona d’oro e lo scettro sormontato dall’acquila come simboli del loro potere. Purtroppo non abbiamo elementi per stabilire quali fossero i caratteri della monarchia etrusca, e le notizie indubbie riguardo la monarchia romana sono molto poche per poter stabilire delle analogie certe. Tuttavia è probabile che i re etruschi esercitassero un potere supremo giudiziario, militare e religioso.
Nel corso del V secolo, i lucumoni sono sostituiti da magistrati annuali (zilath) e ciò fa pensare ad un passaggio dalla monarchia alla repubblica.
Per quanto riguarda la società, quella etrusca era patrizia e quasi feudale: da una parte l’oligarchia dei princeps, formata dai nobili che detenevano il potere nelle città, dall’altra un’enorme classe servile, con la possibilità per gli schiavi di diventare liberti e di legarsi alla clientela dei nobili.
La civiltà etrusca era anche materialmente e tecnicamente evoluta: gli Etruschi praticavano il drenaggio del suolo, l’irrigazione grazie a una avanzata scienza idraulica, lo sfruttamento dei giacimenti dell’isola d’Elba di stagno, di rame e di ferro, che poi utilizzavano a fini commerciali. Tra i prodotti principali ricordiamo le armi, gli utensili e gli oggetti domestici in bronzo e in ferro (specchi e ciste).
Grazie alla loro cultura poliedrica, gli Etruschi raggiunsero un primato anche per quanto riguarda l’aspetto religioso; per gli Etruschi la religione è stata rivelata dai profeti, il principale dei quali è Tagete. Si tratta di una religione fondata su rituali fissati dai quattro libri sacri: i libri rituales che stabiliscono le prescrizioni relative al rituale, la vita delle città e degli uomini, i libri fulgurales il modo di interpretare i tuoni e i fulmini, i libri haurispicinales l’arte di analizzare i visceri degli animali sacrificali, e infine i libri acheruntici che forniscono le conoscenze necessarie per la discesa dell’uomo nell’aldilà.
Quella etrusca era anche una religione con un pantheon ben organizzato di divinità assimilate a quelle greche (Turan = Afrodite, Fufluns = Dioniso, Hercle = Eracle, …), retto da una triade (Tinia = Giove, Uni = Giunone, Menrva = Minerva), venerata in templi a cella tripartita, come sarà successivamente il tempio di Giove Capitolino a Roma.
La concezione dell’aldilà degli Etruschi sembra sia stata influenzata dall’Oriente e dalla Grecia, poiché immaginavano il Paradiso come un luogo piacevole, con banchetti e musica, e l’Inferno, dove regnavano geni mostruosi, metà uomini e metà bestie, come un luogo di tristezza, torture e sofferenza. Secondo gli Etruschi, tuttavia, era possibile placare le divinità infernali con il sangue versato dai duellanti durante i combattimenti funerari che, secondo alcuni storici, sono all’origine della gladiatura.
