Secondo Pericle, la maggior virtù delle donne greche era l’anonimato. Di loro, infatti, ci restano scarse testimonianze, perlopiù quelle dei loro padri, mariti, amanti o figli, e per questo motivo sappiamo poco di tutti gli aspetti della loro vita.
Nel circolo della poetessa Saffo, le fanciulle apprendevano l’arte della musica e della danza e l’amore fra donne e fanciulle. L’omosessualità femminile, come quella maschile quindi, era favorita dall’educazione, impartita da adulti dello stesso sesso, e dalla vita rigorosamente separata prevista per gli uomini e le donne, e preparava le fanciulle al loro futuro ruolo sociale. Nel periodo delle poleis (V – IV secolo a. C.), la donna ateniese era destinata solo al ruolo riproduttivo e gli uomini chiudevano in casa le proprie mogli e si dedicavano alle gioie del sesso, intrattenendosi con fanciulli e prostitute.

fotografia di Marie-Lan Nguyen