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L’educazione sessuale degli uomini nell’antica Grecia
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La civiltà micenea

L’educazione sessuale delle donne nell’antica Grecia

L’educazione sessuale delle donne nell’antica Grecia
Nicoletta Pagliai

Secondo Pericle, la maggior virtù delle donne greche era l’anonimato. Di loro, infatti, ci restano scarse testimonianze, perlopiù quelle dei loro padri, mariti, amanti o figli, e per questo motivo sappiamo poco di tutti gli aspetti della loro vita.

Nel circolo della poetessa Saffo, le fanciulle apprendevano l’arte della musica e della danza e l’amore fra donne e fanciulle. L’omosessualità femminile, come quella maschile quindi, era favorita dall’educazione, impartita da adulti dello stesso sesso, e dalla vita rigorosamente separata prevista per gli uomini e le donne, e preparava le fanciulle al loro futuro ruolo sociale. Nel periodo delle poleis (V – IV secolo a. C.), la donna ateniese era destinata solo al ruolo riproduttivo e gli uomini chiudevano in casa le proprie mogli e si dedicavano alle gioie del sesso, intrattenendosi con fanciulli e prostitute.

La prostituzione maschile era violentemente condannata e prevedeva la perdita dei diritti politici e una serie d’interdizioni dalla vita pubblica, mentre quella femminile era accettata solo nel caso che si trattasse di schiave o straniere, ben distinte dalla donna ateniese, figlia di cittadini ateniesi, moglie e madre di figli legittimi.

Le cortigiane erano frequentate da uomini politici e intellettuali illustri, mentre con l’etera, colta, raffinata ed esperta nell’arte della seduzione, gli uomini intrattenevano un rapporto paragonabile a quello che avevano con i paides.

La prostituta vera e propria, perlopiù una schiava, era comprata e inserita in una casa di tolleranza: le sue prestazioni sessuali costavano pochi oboli, ma rendevano bene ai protettori, dato il gran numero di clienti, soprattutto viaggiatori e marinai che frequentavano i porti del Pireo e di Corinto. Solone, nel 594 a. C., rese ufficiale questa professione e stabilì che le tenutarie dei postriboli pagassero le tasse.

Della prostituzione sacra, praticata presso i templi di Afrodite a Corinto, Pafo, Cipro e sul Monte Erice in Sicilia, sappiamo poco. Si tratta di una tradizione orientale, attestata più in Asia Minore e in Egitto e legata ai riti propiziatori della fertilità. Le prostitute sacre, ierodule, votate al servizio della divinità, vivevano all’interno del recinto del tempio di Afrodite, alla quale andavano le offerte dei clienti: il santuario di Corinto, racconta Strabone, era così ricco da possedere più di mille prostitute sacre. Esisteva infine anche una prostituzione sacra “part-time”, cui venivano avviate le ragazze per guadagnarsi la dote.

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Etera in simposio, Colmar painter, g135

Louvre Museum, Paris

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