Secondo Pericle, la maggior virtù delle donne greche era l’anonimato. Di loro, infatti, ci restano scarse testimonianze, perlopiù quelle dei loro padri, mariti, amanti o figli, e per questo motivo sappiamo poco di tutti gli aspetti della loro vita.
Nel circolo della poetessa Saffo, le fanciulle apprendevano l’arte della musica e della danza e l’amore fra donne e fanciulle. L’omosessualità femminile, come quella maschile quindi, era favorita dall’educazione, impartita da adulti dello stesso sesso, e dalla vita rigorosamente separata prevista per gli uomini e le donne, e preparava le fanciulle al loro futuro ruolo sociale. Nel periodo delle poleis (V – IV secolo a. C.), la donna ateniese era destinata solo al ruolo riproduttivo e gli uomini chiudevano in casa le proprie mogli e si dedicavano alle gioie del sesso, intrattenendosi con fanciulli e prostitute.
La prostituzione maschile era violentemente condannata e prevedeva la perdita dei diritti politici e una serie d’interdizioni dalla vita pubblica, mentre quella femminile era accettata solo nel caso che si trattasse di schiave o straniere, ben distinte dalla donna ateniese, figlia di cittadini ateniesi, moglie e madre di figli legittimi.
Le cortigiane erano frequentate da uomini politici e intellettuali illustri, mentre con l’etera, colta, raffinata ed esperta nell’arte della seduzione, gli uomini intrattenevano un rapporto paragonabile a quello che avevano con i paides.
La prostituta vera e propria, perlopiù una schiava, era comprata e inserita in una casa di tolleranza: le sue prestazioni sessuali costavano pochi oboli, ma rendevano bene ai protettori, dato il gran numero di clienti, soprattutto viaggiatori e marinai che frequentavano i porti del Pireo e di Corinto. Solone, nel 594 a. C., rese ufficiale questa professione e stabilì che le tenutarie dei postriboli pagassero le tasse.
Della prostituzione sacra, praticata presso i templi di Afrodite a Corinto, Pafo, Cipro e sul Monte Erice in Sicilia, sappiamo poco. Si tratta di una tradizione orientale, attestata più in Asia Minore e in Egitto e legata ai riti propiziatori della fertilità. Le prostitute sacre, ierodule, votate al servizio della divinità, vivevano all’interno del recinto del tempio di Afrodite, alla quale andavano le offerte dei clienti: il santuario di Corinto, racconta Strabone, era così ricco da possedere più di mille prostitute sacre. Esisteva infine anche una prostituzione sacra “part-time”, cui venivano avviate le ragazze per guadagnarsi la dote.
Etera in simposio, Colmar painter, g135
Louvre Museum, Paris