La villa, individuata nel 1907 durante i lavori per la costruzione della ferrovia Porto Empedocle-Siculiana-Castelvetrano, sorge al centro della baia di Punta Grande, alla foce del torrente Cottone, pochi chilometri a Ovest dello scalo commerciale di Agrigentum.
I suoi resti tornano fruibili dopo i lavori di recupero finanziati dal Parco archeologico Valle dei Templi mentre in un prossimo futuro un percorso di visita unico comprenderà sia i mosaici e le terme della domus in contrada Durrueli che la Scala dei turchi, inaccessibile al pubblico per rischio crolli ed erosioni dal febbraio 2020.
La villa, affacciata sul mare, è organizzata in due settori principali: uno residenziale, con peristilio-giardino, cubicula (camere da letto), tablinum (sala-soggiorno), triclinium (sala da pranzo), e magazzini; e uno termale, che comprende due grandi ambienti spogliatoio (apodyteria), uno dei quali con pareti rivestite in marmo e pavimento a mosaico in tessere rosa e nere con la rappresentazione di Scilla, mostro marino femminile che tiene un timone, il calidarium, piccola stanza riscaldata, e il frigidarium, con pareti rivestite in marmo e pavimento mosaicato, da cui si accedeva a una grande vasca circolare con le pareti rivestite di marmo.
La costruzione della villa è datata alla prima metà del II secolo d.C. grazie al rinvenimento di alcune tegole con bollo di fabbrica. La villa sarebbe appartenuta a un esponente dell’importante famiglia degli Annii, di cui è noto il coinvolgimento nello sfruttamento delle miniere di zolfo del territorio agrigentino.