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La Tapisserie de Bayeux
mura di Pisa
Pisa nel Medioevo

La sessualità nel tardo Medioevo

La sessualità nel tardo Medioevo
Nicoletta Pagliai

La società medievale etichettava il comportamento sessuale delle donne secondo la loro classe sociale; pertanto l’aristocrazia aveva un vocabolario di “amore romantico” anche per le relazioni extraconiugali, mentre non badava a spese quando si trattava di etichettare con termini spregiativi una donna povera che aveva comportamenti sessuali discutibili. Anche le leggi e le norme della Chiesa prevedevano diversi trattamenti per diversi gruppi sociali e colpivano soprattutto le donne povere, considerate alla stessa stregua delle prostitute, solo perché della stessa estrazione sociale.

In Inghilterra la prostituzione era stata legalizzata proprio per controllare la sessualità femminile, e le prostitute non potevano indossare alcuni capi di abbigliamento riservati alle donne nobili, come cappelli e abiti foderati di pelliccia, in modo che fossero riconoscibili da tutti.

Determinati lavori svolti dalle donne più povere, come quello della lavandaia, erano considerati sospetti di deviazione sessuale, e per questo i legali mettevano in guardia la nobiltà dall’avere troppe serve in casa; infatti, dai registri dei procedimenti giudiziari del tardo medioevo, emergono frequenti accuse di uomini che hanno avuto rapporti sessuali con le loro serve, ma nella maggior parte dei casi si trattava di abusi nei confronti di donne che subivano per non perdere il lavoro.

I casi di stupro quindi erano frequenti ma molte donne preferivano non denunciarli; questo non ci stupisce, ed è ancora più comprensibile se pensiamo che lo stupro per l’uomo non era violenza, ma sesso, e che il consenso era un privilegio riservato alla nobiltà.

Accuse di comportamento sessuale immorale esistono anche nei confronti delle donne aristocratiche, ma in questi casi era di suprema importanza la salvaguardia del lignaggio, e la cosa ritenuta più grave non era che la donna fosse un’adultera, ma che suo figlio fosse bastardo.

Dal punto di vista religioso, il piacere sessuale era peccato, anche quello coniugale, e le donne erano fondamentalmente tutte uguali, peccaminose e immorali e dovevano essere governate dall’uomo per reprimere il loro innato desiderio di lussuria. In realtà, i dettami dei chierici influenzavano maggiormente i comportamenti sessuali delle donne di ceto sociale più basso, mentre la sessualità era vissuta dalla nobiltà e dallo stesso clero con una buona dose d’ipocrisia e con molto meno timore di Dio, e conoscevano bene le passioni segrete, l’autoerotismo e l’omosessualità.

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